SPUNTI……. NON SOLO PER LA QUARESIMA
Carissimi fratelli e sorelle, spero stiate tutti bene, siamo uniti nell’unica fraternità e nel comune cammino di preghiera e di crescita in umanità . Per questa riflessione di Quaresima mi è piaciuto condividere con voi la conoscenza di un amico e fratello incontrato in Sicilia, un missionario laico, con il quale ho condiviso per due anni il servizio agli ultimi, abbracciando e accarezzando il suo grande sogno, sto parlando come avrete sicuramente capito di Fratel Biagio Conte. Certamente sarà la Chiesa a decretarne la Santità, ma sin d’ora posso dire di sentirmi onorato di aver percorso un tratto di strada con lui.
Provo a rileggere con voi il messaggio di papa Francesco per la Quaresima e descrivere nello stesso tempo la vita di questo missionario laico, alla luce dei due battiti fondamentali o se preferite polmoni del cammino quaresimale e cristiano in genere: la conversione e la riconciliazione.
Quanto al primo polmone, la conversione, il vangelo della Trasfigurazione, citato nel messaggio per la Quaresima, ci dà un’indicazione imprescindibile e fondativa per la sequela Christi: “Ascoltatelo”. Non si può vivere un cammino di conversione a prescindere da una conoscenza più vera di se stessi, e non si può conoscere più profondamente se stessi, riconoscendo il bene ma anche il male che vive in noi, se non rimirandoci costantemente nello specchio del mistero di Cristo, della sua vita umana spesa in mezzo a noi. Infatti molto del male che compiamo o della imperfezione con cui ci sforziamo di porre in essere lo stesso bene, nasce da una non piena conoscenza di noi stessi. Solo l’esperienza costante della meditazione delle Scritture ci può permettere di salire più in alto e conquistare una visione d’insieme più veritiera della nostra vita e delle nostre scelte di cammino. Non diversamente, San Gregorio Magno diceva che non è l’agire virtuoso che genera in noi la fede e l’unione più salda con Gesù, ma al contrario è dall’incontro e dalla conoscenza con Gesù che nasce la possibilità di una conoscenza più vera di noi stessi e di un discernimento che, rimettendo ordine, genera “vita nuova”, un cammino virtuoso di carità nella verità con il progressivo rinnegamento dell’uomo vecchio e il conseguente sforzo e impegno gioioso di scegliere e vivere il bene.
È quanto ho potuto conoscere personalmente nel cammino di Fratel Biagio, nonostante l’incessante e perseverante attività di ascolto e accoglienza delle diverse povertà e fragilità, dedicava giornalmente tempo alla preghiera liturgica e personale nonché annualmente a esperienze di ritiro e di silenzio, volte a vagliare, come in un setaccio, l’autenticità e la perseveranza delle sue ispirazioni e del suo cammino, a partire proprio da quell’ “Ascoltatelo” a cui costantemente ci richiamano le Scritture. Vivere costantemente immersi nel mondo infatti può portare a tiepidezza , a delle opacità di coscienza, a cadere nella tentazione di dire “ ma tanto fanno tutti così” oppure “sarà per un’altra volta”, e a lungo andare a inaridimento e tiepidezza motivazionale con conseguente arenarsi dei nostri buoni propositi e progetti di cura e fraternità.
Quanto al secondo punto, è strettamente conseguente al primo. La riconciliazione, consegue infatti dalla conversione, da una conoscenza più vera di se stessi che riconcilia con la propria storia e la propria vita, una liberazione dalle catene dell’uomo vecchio e una conseguente pace e riconciliazione con tutto il creato. Molte volte è proprio dal mancato percorso interiore di riappacificazione che nasce tensione e aggressività nelle relazioni, una forma di rilascio impulsivo, ingiustificato e falsamente compensativo, della confusione e tensione accumulata in se stessi, su e contro gli altri.
Solo dalla riconciliazione con Dio e quindi con se stessi nasce la possibilità di una disponibilità e apertura autentica a un cammino sinodale, che è da un lato un cammino di verità che richiede umiltà e libertà da se stessi nel confronto e nella conoscenza, e dall’altro un cammino di carità che richiede docilità per essere tradotto in obbedienza della vita. Solo così, stando insieme, nella concordia, che è molto di più della formale vicinanza fisica, possiamo conquistare un discernimento spirituale sempre più pieno, una visione d’insieme dall’alto che non contraddice ma suggerisce e valorizza lo scendere a valle nei rapporti personali della vita concreta. In questo modo non solo ci accorgiamo sempre più dell’altro uscendo dal nostro egoismo genesiaco, ma nello stesso tempo compiamo sempre più noi stessi, perché è proprio nell’apertura a tutti gli altri e dal dono sincero di noi stessi che consegue una conoscenza sempre più vera e un conseguente accrescimento di essere.
Fratel Biagio ha vissuto tutto questo perché non si è limitato a vivere “per” i poveri, ma ha vissuto “da” povero e “con” i poveri. Ha conformato cioè tutta la sua esistenza alla sua missione, arrivando a vivere esclusivamente in Cristo per i poveri.
Concludo. Tutti gli uomini di buona volontà hanno qualcosa da insegnarci, non si tratta di voler ripetere la loro vita, ognuno riceve in dono dallo Spirito la sua propria missione, ma si tratta di non fingere a se stessi, di uscire allo scoperto e lasciarsi mettere a nudo dal carisma di quel o quell’altro fratello, perché ciascuno di noi possa lasciarsi interrogare e aprirsi, secondo il proprio carisma e il proprio stato di vita, alla verità tutta intera di Cristo e non, tendendo al risparmio, -direbbe papa Francesco cristiani da salotto- a ciò che non ci costa, perché una cosa vale quanto ci costa o se preferite quando costa.
Un esercizio concreto di prossimità e fraternità in cui esercitarci è proprio l’ospitalità, antesignana della relazione, accoglienza che conduce al di là del proprio egoismo e piacere, e della propria cerchia o gruppo di interessi. Si tratta della sfida di accogliere l’altro al di là della convenienza e in virtù di una fraternità universale che dice e dimostra più di ogni altra cosa la mia fede, l’aver conosciuto, sforzandomi di viverlo con la vita, un Dio “Padre di tutti”.
Questo, non senza difficoltà, è stata la sfida vissuta da fratel Biagio per tutta la sua vita in missione.
Camminando insieme …
Don Giuseppe